(una cosa "superiore" a questa, come intensità, l'avevo provata solo nel 2007, al Festival della Letturatura di Mantova, quando attesi l'incontro e poi chiesi l'autografo a Chuck Palahniuk - se clicchi, ritrovi il resoconto che avevo scritto - ).
Veramente, per me, Ammaniti e Veronesi sono due tra i migliori scrittori italiani.
Di Ammaniti invidio il modo in cui caratterizza i personaggi. Sempre diversi, sempre così reali, così comici, così (un po') sfigati :)
ma ieri non sono riuscita a dirglielo.
(foto estratta da: http://www3.varesenews.it/gallerie/index.php?id=13004&img=9 )
Mi sono fatta coraggio, ho attraversato la sala e sono arrivata in prima fila per farmi fare gli autografi.
Mi tremavano le gambe (lo ammetto!). So che è una cosa stupida. Ma mi tremava la mano anche mentre mi truccavo, verso le 15.30. Beh... era un mese che aspettavo questo incontro!
Sono andata da Veronesi. E, presa dall'agitazione, gli ho dato del TU (anzichè del lei!). Avevo la salivazione azzerata. Ma gli ho detto che mentre leggeva il primo racconto (sapevo di cosa trattasse, ma non lo avevo ancora letto) ho pianto, e ho dovuto chiudere il libro... Perchè quello che lui stava leggendo, era la stessa situazione ho vissuto uno e tre anni fa coi miei nonni (morti di cancro). E, questa ferita, è ancora troppo aperta dentro di me. Anche il mio nonno aveva progettato la casa in cui vivo ora (al piano terra, perchè non potevo più fare i tre piani di scale, dove abitavo prima). Anche mia mamma e i suoi fratelli avevano falsificato i referti, sbianchettato gli "0". E... è un po' come se "ti consolasse" sapere che qualcuno ha provato le tue stesse cose.
E'
stato quando ha letto questa frase "al primo piano della palazzina
razionalista di via Bruno Buozzi 3 in Prato, da lui stesso progettata
nel 1968, dove sei stato ragazzo" che ho sentito le lacrime scorrere e
d'impeto ho chiuso il suo libro (acquistato poco prima all'ingresso) e
l'ho rimesso nella mia grande borsa viola, che avevo portato per
contenere i due libri. E' che quella frase mi ha rico
— con Rocco Piffredi e Elena Bosetti
rdato
il mio nonno. E la mia nonna. Che ho perso nello stesso modo in cui lui
ha perso i suoi genitori. E per i quali abbiamo fatto la stessa
trafila. I documenti falsificati, gli zero tolti, le sbianchettature sui
referti oncologici e tutto il resto che ora non voglio/riesco a
ricordare.
Finita la premiazione, ho indossato il mio cappotto da Mary Poppins (quello scozzese, comprato da Zara, con la cintura in vita e col quale, una volta, in un localino, mi ero innamorata a senso unico di un gay strafigo) e mi sono fatta "forza". Ho attraversato tutta la sala, tra le poltroncine imbottite, sono arrivata nella prima fila a sinistra e agitata (come ai tempi della scuola) gli ho detto "ma lo sai che tu hai scritto la storia che ho vissuto io con i miei nonni? Mentre la leggevi, mi tremavano le gambe..."
E lui è carino. Mi ha sorriso e mi ha detto "tu lo sai che non so come rispondere a te che mi dici queste cose?".
Finita la premiazione, ho indossato il mio cappotto da Mary Poppins (quello scozzese, comprato da Zara, con la cintura in vita e col quale, una volta, in un localino, mi ero innamorata a senso unico di un gay strafigo) e mi sono fatta "forza". Ho attraversato tutta la sala, tra le poltroncine imbottite, sono arrivata nella prima fila a sinistra e agitata (come ai tempi della scuola) gli ho detto "ma lo sai che tu hai scritto la storia che ho vissuto io con i miei nonni? Mentre la leggevi, mi tremavano le gambe..."
E lui è carino. Mi ha sorriso e mi ha detto "tu lo sai che non so come rispondere a te che mi dici queste cose?".
Mentre Veronesi mi diceva "lo sai che non so come rispondere a te che mi dici queste cose?" ho visto Ammaniti che se ne stava andando.
Gli ho gridato "Niccolò!" (mica potevo rincorrerlo, io!), però... lui mi sembrava molto stanco/di fretta e mi ha fatto solo l'autografo.
"Niccolò!" - gli ho gridato. Mentre l'ho visto che se ne stava andando via, mentre io parlavo con Veronesi.
Avrei voluto dirgli dei suoi personaggi, che mi fanno morire. Avrei voluto dirgli che è un maestro nelle caratterizzazioni. Avrei voluto dirgli che i suoi racconti mi fan morire dal ridere, per quanto raccontano la gente "per quella che è". Ma lui mi ha guardata, mi ha detto "Nome?" "Ilaria" "Nadia" "No, Ilaria" e ha fatto una firma velocissima. E se n'è andato. — con GianPietro Gallinelli, Barbara Mancuso, Elisabetta Sicuro, Maurizio Facelli, Consuelo Parazzoli e Désirée Gucciardo
Arrivata a casa avevo un pochino male alle ginocchia (per il freddo! soffro tantissimo il freddo...) però, beh! e' stata davvero una domenica fuori dall'ordinario.
(penso spesso che vorrei abitare altrove... Quando avvengono queste cose a Varese, mi rendo invece conto di quanto sia fortunata ad abitare qui!)