domenica 17 agosto 2008

la monnaie

monnaie.jpg
ti ho lasciato
quei maledetti soldi
sul tavolo
vatteli a prendere e
mollami. lasciami stare
sono nel mio letto
esausta
(mi hai fatta piangere
in pausa pranzo
e manco te ne sei
accorto)
andrò a lavorare tra poco
già col mal
di testa
e non ne ho voglia
ed è colpa tua
che non sai
non ti accorgi
pagati il biglietto
(magari di sola andata)
che i soldi mi danno il vomito
mi fai pensare
alla mia infanzia
ai sogni di me
nei tempi antichi
della guerra
con le mani piene di monete
che hanno l’attuale
valore
e sorrido a mio padre
così compri
tante cose

venerdì 8 agosto 2008

Sono stata recensita!

Sono stata recensita!sulla rivista "storie all write", n° 62 63 -NEW YORKERS a Jazz Serenade-nella rubrica "la recenseide", a pagina 164
"S come sexy. S come stronza. S come sola": così è descritta la protagonista di "Too soon for being an angel", uno dei testi della fertile produzione della Pamio. Poesie e prose lacerate e laceranti, con una particolare cura grafica del testo. La ricerca dell'eccesso attraversa tutti i suoi testi ma a renderli apprezzabili è che parallelamente scorre una ricerca autentica delle radici dell'eccesso. "Blood & Love" e "Racconti", se a una prima lettura paiono ordigni artefatti, in bilico tra Genet e certi testi di Lydia Lunch, alla distanza colpiscono al cuore come urla strozzate dal disincanto.
(pour la chanson: Vasco Rossi mon amour avec "Canzone"
album "Vado al massimo"/1982
a tutti gli uomini della mia vita,
che anche se li ho sempre chiamati "per nome"
sono stati quello che le altre chiamano moroso/fidanzato
a tutti loro
nessuno dei quali ha il mio link
perchè taglio i ponti con tutti
a tutti gli essere speciali
che sono stati intimi con me
in ogni angolo della mia vita
)

martedì 5 agosto 2008

so di non aver avuto una reazione immediata... ma (come già mi era accaduto nell'altra occasione) ricevere un premio mi ha messa in imbarazzo. RINGRAZIO l'amica argeniogiuliana
per avermi conferito il

premio10elode

con la seguente motivazione:
"per la semplicità con cui ha messo a disposizione il suo cuore nel blog e per la parte poetica che trovo straordinaria. Ciao Revengè. Sei deliziosa* "

(da parte mia... giro il premio a un gruppo d'amici: di Penna e di carne, con la seguente motivazione:


"per la volontà di creare uno spazio per tutti gli amanti della scrittura, per il vostro dispendiare consigli, per il vostro essere amici veri, anche se ci si è visti due volte nella vita, o zero"

link: www.pennadoca.net

con un grazie particolare a
Laura, Mich, Christian, Cinzia, Marianna, Radelan, Zia Lucy)

song: "Musa di nessuno - Afterhours"

venerdì 1 agosto 2008

DIARY OF LONDON-PART 6

DIARY OF LONDON-PART 6
(Well Come Back)
Martedì 8 Luglio 2008
La mattina facciamo colazione con brioches comprate il giorno prima ad Harrods. Io la sera prima avevo chiesto di poterne mangiare mezza alle mele e mezza ai mirtilli. Le ritrovo sul tavolo al risveglio.
Ho un po’ d’ansia per il ritorno. Paura di stancarmi come all’andata e poi di riprendere al lavoro già stremata. Mi faccio l’ultimo caffè nell’appartamento arredato ikea e chiedo a mio zio di darmi una mano con l’inglese: voglio richiedere assistenza.
Arrivati all’aeroporto fermo un uomo col gilet giallo che sta conducendo una carrozzina vuota. Lui mi dice può darmi una mano, ma che devo chiedere al check in.
Do a mio zio il mio tesserino arancione. Lui spiega alla ragazza platino con le ciglia argentee lunghissime, che avrei bisogno di un aiuto. Lei solleva il ricevitore. Con quella sua vocina quattro ottave più alta della norma spiega a Paul la situazione.
“Thanks Paul. Thanks. Bye”
Una persona mi raggiunge con la carrozzina. Quattro anni fa non mi sarei mai abbassata a chiedere una aiuto. Ma ora…
La signora mi porta nella sala d’attesa per gli imbarchi. Mi spiega che mi molla lì da sola fino alle tredici:dieci. Poi arriverà un’altra persona a prendermi.
Mi alzo dalla sedia a rotelle, faccio due passi e mi siedo lì tra i vari nonni, non ho voglia di gironzolare. Mia mamma entra in uno dei negozietti e compra una maglietta viola per la sorella che mancava.
La signora che mi recupera mi chiede se posso fare le scale, mi dice passeremo dalla secret door e mi accorgo, mentre mi scarrozza in giro, che stiamo tagliando un pezzo di tragitto che all’andata mi sembrava infinito.
Ho le braccia strette attorno al tronco come una camicia di forza. La signora mi chiede se ho freddo (no, non ho freddo). E’ che mi sento strana con tutti questi occhi addosso. Come se fosse una rarità vedere una ragazza in carrozzina. Una bionda della sicurezza mi sorride. Mi chiede che problema ho, le dico “my knees”, lei sorride “ok”.
Spingo bene la schiena indietro, scivolo coi glutei in avanti e sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans. Glielo porgo. Lei mi perquisisce da seduta. Potrei alzarmi, ma non ne ho voglia. Anche i due ragazzi della sicurezza sorridono “Bye” dico io.
La signora attende con noi in corridoio. Mi chiede se fa caldo a Milano. Quando mio padre le dice ci sono quaranta gradi, lei esclama stupita “Oh My God”
Ora inizio ad avere freddo. Indosso la felpa. Attendo venti minuti, aprono la porta. C’è una ragazza sui vent’anni, una hostess.
“I’m the first!” esclamo, stupita
“Yes, you are” dice la signora
Scendo dalla carrozzina e raggiungo a piedi il posto assegnatomi. Le gambe sono molto più comode.
Durante il viaggio compro delle Pringles.
Il cielo oltre i finestrini è terso. Non si vede quasi nulla.
Atterriamo. La hostess carina mi dice che c’è un assistente che mi attende.
Mi alzo, lei mi si avvicina “You need help?” e mi porge il braccio piegato a squadra nell’aria. Istintivamente le do un paio di carezze e rido “No… no… I… mmm… riesco da sola… tank so much… bye”
Un ragazzo carino mi saluta “buongiorno, l’aiuto”
“Ciao, grazie”
“Appoggi bene la schiena”
“Ok, scusami”
Mi porta di sotto, mi chiede se ho qualcuno ad aspettarmi.
Aspettiamo il rullo trasportatore ci porti i bagagli e mi accompagna all’uscita
“Lei è mia sorella”
“Ok… allora ti lascio qui” ora mi da del tu
“Oddio che hai fatto?” chiede mia sorella, allontanando la sigaretta dalla bocca
“Niente” rido “non me la sentivo di farmi il tragitto a piedi”
E sono rientrata. A casa. Al lavoro.
Col mio bel colorito grigio London

(song: Creep- RAdiohead)
un grazie per tutto questo va
ai Radiohead, che mi hanno ispirata, ascoltandoli in loop alternando trenta/quaranta canzoni quella domenica che fu, nello scrivere queste pagine di diario, e che ho scelto come colonna di ogni pagina che abbia scritto
alla piccola M. che mi aveva detto non potevo non scrivere di Londra, e che, ora, ringrazio per avermi spronata, o mi sarei pentita tra otto anni
a tutti i miei pochi ma affezionati fedeli lettori, che hanno commentato queste pagine, anche se banali, per nulla poetiche o romanzate
ai miei genitori che mi hanno portata con loro, all'interno di questo viaggio alquanto improbabile, che senza loro sarebbe stato impossibile
a mio zio, a cui ho spostato i libri sul comodino (uno me lo devi prestare!) e che mi ha beccata subito, per il suo modo puntigliosamente ironico di vedere la vita