sabato 20 febbraio 2016

POESIE PARIGINE - Gennaio 2016 -

...Che nulla hanno a che vedere con Parigi, se non le foto che le hanno ispirate.

(Buona immersione!)






FEDERICO

(P. 27) …è una fortuna uscire accompagnati…



“Mi sorrise e
mi disse di non preoccuparmi:
da grande, mi avrebbe presa in braccio lui
per fare i tre piani di scale.

Credo avesse cinque anni
le gambe scheletriche
, come le mie,
i capelli drittissimi, un paio d’occhiali rotondi
e una sorellina piccolissima.

Cinque anni fa, al funerale di mio nonno,
il nostro ultimo incontro
lui è un ragazzo oramai
le gambe ancora più lunghe
e muscolose, porta ancora gli occhiali.

Abbiamo incrociato gli sguardi
pochi minuti appena
mi sono avvicinata a lui
dandogli un bacio, grazie Fede!”


(Lila Ria, Gennaio 2016)


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L’HIGHLINE


                                                                                                                                       (P. 87) ...e qui...







“Per me New York era un sogno
vecchio di vent’anni
e mai (o quasi) avrei pensato
di riuscire a realizzarlo.

Era un settembre estivo
quando raggiungemmo l’high line
attratti da un murales di Banksy
“love is the answer” salimmo.



Le porte verdi trasparenti
dell’ascensore esterno
che conduce alla lunga passeggiata
dove una volta c’era una ferrovia.

Artisti ai lati che disegnavano
turisti a piedi, nel mezzo,
una gigantesca struttura di lego bianchi,
a cui aggiungere pezzi.



E poi la striscia d’acqua
fresca, da togliersi scarpe e calze
e sfiorarla con i piedi,
sorridere, sentirsi liberi”.

(Lila Ria, 31 gennaio 2016)
 


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LA LAUREA DI GLORIA

(P. 111)



“La prima volta che misi piede
alla Cattolica di Milano
avevo venticinque anni
e un vestitino verde militare leggerissimo e scollato
le gambe umide, per il caldo.

Il viaggio in auto con Riky e Geko
il disagio di chi troverai che non conosci
e te seduta lì, su una scrivania
in corridoio / in attesa
con il reggiseno rosso che s’intravede.

Gli occhi in piedi che ti guardano
vestiti di tutto punto
seriosi e accollati
il discorso di cui non ho memoria,
i genitori entusiasti di lei, un traguardo raggiunto.”

(Lila Ria, 31 gennaio 2016)
 


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LE PERSONE SEDUTE A TERRA

 (P. 64) Io voglio solo assolicchiarmi un po’…




“Le persone sedute a terra
gambe incrociate
con un libro in mano
e baciate dal sole,

sono loro che invidio.

La gente gli cammina attorno
con le borse
le tracolle, i pc portatili,
il cellulare all’orecchio,

e loro non ne vengono minimamente sfiorati.

Immersi in un altrove distante
in cui esistono altri rumori,
persone e parole diverse,
storie coinvolgenti,

strappati a questo caotico mondo”.

 (Lila Ria, 31 gennaio 2016)


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LONDRA 2008 – NATIONAL GALLERY
 

                                                        (P. 23) …qualcuno si riposa… un altro pensa, o immagina, qualcuno ha corso a perdifiato…




“Le panchine nei musei
rilassano le stanche membra
e il cervello, nel silenzio ovattato,
[spezzato solo dai rimori delle scarpe]
è libero di viaggiare.

E puoi vedere le immagini correre leggere
puoi sentire l’odore
dell’aria che respirano
puoi udire le chiacchiere
dei personaggi ritratti.

Le panchine nei musei
sono i caffè a metà mattina:
puoi prenderti un attimo
di pausa, da tutto
e che sia solo tuo.”

(Lila Ria, Gennaio 2016)

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N. Y.

                                                                                                                                                        (P. 20) e la regina guarda tutti…



“Il poliziotto venne in mio soccorso
mentre io attendevo inutilmente
un ascensore guasto.

Mi disse che era molto semplice:
sarei dovuta andare in un’altra stazione
, e poi,
prendere una metro
, e poi,
prendere un treno
e sarei arrivata.

Lo pregai di darmi un’altra soluzione
che quella era troppo impegnativa
per le mie gambe.

Chiamò allora il suo boss
e poi una collega
e le disse di attendere
a young girl
with a pink wheelchair
e due accompagnatori
e che non dovevo pagare un altro biglietto.

Mi sorrise / lo ringraziai / mi salutò
e all’altra stazione
tutto filò liscio.

La giovane ragazza
trentacinqu’enne
giunse a destino.”


(Lila Ria, Gennaio 2016)
 


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RINCHIUSA IN QUESTA GABBIA SOLITARIA

                                                                                                                               (P. 19) …un’ape da dentro guarda fuori…



“Rinchiusa in questa gabbia solitaria
di vetro trasparente
mi chiedo
cosa ci sia realmente là fuori.

Se la donna che vedo
stia facendo la spesa per lei
o è solo un tramite
per un’altra famiglia.

Se quell’uomo nell’angolo
sia in attesa
di qualcuno, oppure
stia solo pensando.

Se la mamma gatta
con quel pancione,
che ormai le struscia a terra,
fatichi quanto me

in questo mondo.”
(Lila Ria, gennaio 2016)
 







Le immagini in bianco e nero che hanno ispirato i miei testi sono del Prof. Giuseppe Varchetta (sito:  http://www.giuseppevarchetta.it/ ) e fanno parte del taccuino fotografico "ON S'EST RECONNUS PARIS" - ediz. Il Foglio Clandestino, Milano - di cui ho scritto sulla mia pagina anobii (click!)

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