sabato 11 luglio 2015

(alla mia Mary)





“Le chiese ricolme di gente ai funerali

sono i frammenti di cuore del defunto

e la chiesa in tuo onore

oggi era zeppa

perché zia Maria, tu eri piena d’amore.



Mai il viso triste

mai una parola cattiva

avevi mille braccia per aiutare tutti

diecimila braccia, per aiutare me

la tua Hilary.



Sei passata a casa mia dieci giorni fa

hai portato un piatto per mio papà

una camicia da notte per Sara

le bomboniere di Rossana e Mario

e ti sei complimentata per l’appartamento
ti ho detto <<ho la cucina gigante

ma ne comprerò una piccola,

lo sai… non sono come te. Non sono portata

per cucinare>>.



E ricordo tutte le volte che con te, lo zio, Marco,
Rossana m’invitavi il venerdì

a mangiare il pesce fresco

comprato al mercato di Cassano.



Tu, la tua bici rossa col campanello

gigante

le mille borse della spesa aggrappate al manubrio

un sorriso radioso per tutti.



Lo sentivo Lunedì. Che sarebbe accaduto.

Mi-avevano-solo-detto

“hanno ricoverato la zia in ospedale”.

Ma avevo paura che accadesse.



Non eri una zia di quelle malate.

Non eri una settantasettenne vecchia.

Non eri bloccata in un letto d’ospedale.

Non avevi ancora smesso di fare.



E rientrata dal lavoro

l’ho saputo.



Ho trentacinque fottuti anni

dovrei essere una donna

eppure non riesco,

non riesco ancora a bloccarmi le emozioni

dentro.



E mi son fatta diventare

gli occhi come canotti

gonfi

quasi da esplodere.



E il martedì mattina

mi sono rifatta il trucco tre volte

il mascara a fanculo

occhiali da sole colorati e lavoro.



Ho pensato che mi avresti sgridata

)se fossi stata ancora qui(

ti saresti seduta accanto a me

con una mano sulle mie gambe e

<<Hilary! Basta piangere!

Guarda che faccia che hai lì!>>

E pensandolo ridevo

e piangevo di nuovo.

<<Basta Hilary! Sono qui con la Margherita!

Sto bene, ti saluta.

Non farti vedere piangere!

Lo sai com’è la nonna!>>



Vi ho immaginate sorridenti

vicino a un tavolo

a preparare gli gnocchi.

Tu che corri in giro,

lei che ordina.



Hai sempre preso ordini nella vita

ti ho detto tante volte:
<<Zia sei troppo buona,

ogni tanto ribellati. Sii cattiva.>>

ma non ne eri capace.



Riuscivi sempre a plasmare

i miei cataclismi

a darmi una parola di conforto

a infondere in me un po’ di pazienza

a circondarmi con le tue braccia

col tuo immenso amore.



Eri la <<zia Maria>> di tutti.

La mia <<Mary>>

con un affetto particolare per mio papà

e per noi quattro sorelline.



Il tuo affetto speciale, oggi,

era nelle parole commuoventi di Monica

era nelle parole tenere di Mario

era nelle parole venete dei cugini,

lette da Barbara.



Ci hai lasciati all’improvviso

- dicono senza soffrire,

che non te ne sei accorta –

un gran mal di testa

l’ambulanza

l’elicottero

la casa di Macugnaga

l’ospedale di Novara senza letti

l’ospedale di Torino

l’addio.



Hai lasciato una voragine Mary.



Ma forse è così che succede

Per quelli che hanno sparso in giro
Tanto tanto tanto amore.”

venerdì 3 luglio 2015

Versante Ripido - numero 7- Luglio 2015

Per il tema di Luglio "la Nostalgia" avevo inviato a Versante Ripido quattro poesie. Sono contenta! (molto!) Che abbiano scelto di pubblicare questa, perchè contiene tanti pezzi di cuore. la scrissi nel 2011, quando persi la nonna Teresina, ma narra un fatto che accadde nel 2007 - il mio periodo "capelli viola".

I miei genitori sono andati a comprare delle pizze, io sono rimasta da sola in casa con Chucky. Lui mi chiede se ho voglia di fumare. Io gli dico ok. 

Mi chiede: "ma se poi quando tornano ti trovano con ggli occhi rossi?"

Rispondo: "a me diventano gli occhi rossi solo per la piscina, o per il piangere".

Rise. E uscimmo a fumare in giardino, sulla panchina di marmo che ora non c'è più, sotto il grande albero che ora non c'è più, sotto i potenziali occhi dei nonni che abitavano al piano superiore, e che ora non ci sono più.


Ci pensavo giusto sabato, quando il giardino era deserto da ogni cosa e pieno di bambini (per la festa di Vinicio): non c'è più la mia panchina di marmo! Quella su cui una volta mi sedetti con Chucky.
Sono contenta abbiano scelto proprio questa poesia. un pezzo grande di cuore.







Agés
di Ilaria Pamio
(ai miei nonni, Ciano e Teresina
e a Chucky…)
“Loro erano in salotto
con la neve sottile sopra la fronte
e quel vetro enorme
alle loro spalle.

E noi due laggiù in giardino
su quella tiepida panchina di marmo
a fumare erba e
i cerchi bucati levarsi alla finestra.”




(le altre poesie della miscellanea, sono qui - click!! - )