domenica 1 luglio 2018

"Definire ammalata una persona come me è sbagliato e offensivo"


Ogni tanto, quando leggo qualche libro, poi scrivo il mio contributo su anobii. Raramente lo ricopio qui, sul mio blog, anche perché non è una vera e propria recensione. Si tratta solo del mio personalissimo parere.
In questo caso, dato che di "Perché non lo portate a Lourdes?" (letto un mesetto fa) avevo appuntato varie cose su un foglio a penna e stasera, anziché dedicarmi alla riscrittura del mio ultimo racconto, ho preferito dedicare tempo a lui, mi sento "in dovere" di dedicargli spazio anche sul mio blog.

Per chi volesse leggerlo, eccolo qui. (Buona lettura!)

Ho acquistato questo libro quest'anno, al Salone del libro di Torino, incuriosita dal titolo, una domanda che "qualcuno" si è azzardato, in tempi passati, a  fare ai miei genitori "Perché non la portate a Lourdes?". La stessa che viene fatta a Lorenzo Amurri, musicista, produttore musicale, scrittore di cui avevo sentito parlare, anni fa, alle Invasioni Barbariche, in occasione dell'uscita del suo primo romanzo "Apnea".
Il protagonista del libro ha (ne parlo al presente, anche se l'autore è deceduto nel 2016) tre cose in comune con me: 1) è un ex non disabile - lo è diventato dai 26 anni, a seguito di un inciddente sciistico: 2) ha la passione per la scrittura; 3) non crede nei miracoli (lui non  proprio cattolico, io... con 1200 ma, non sono praticante, ma lo sono).
Questo romanzo è stato scritto "su commissione". Stava raccontanddo ad amici/ colleghi che in occasione di una festa del Premio Strega, una signora fece l'angusta domanda a una persona vicina a lui e Sandro Veronesi (scrittore fantastico, con cui mi sono commossa nel 2012 al "Premio Chiara" Varese - ne scrissi qui http://infondoagliocchi.blogspot.com/2012/10/premio-chiara-racconti-2012.html#.Wzkoyop9j3g) gli disse"Vai! E scrivi un libro su quell'esperienza: se lo fai, te lo pubblico".
Lorenzo era molto titubante sull'andare o meno a Lourdes. Un NON credente cosa ci va a fare? Se non credi, non preghi, non puoi essere miracolato.
E allora cosa vai a fare a imbarcarti su un viaggio in treno di oltre venti ore? In cui i disabili sono costretti in situazioni di NON sicurezza, per poi arrivare in un hotel in cui potresti essere in camere da quattro persone (tanto.... un disabile no ha bisogno di una sua dignità. Un disabile  un disabile. E si deve fare la guerra a chi ha più acciacchi, per aggiudicarsi la stanza da due.
Di questo libro, letto in 2 giorni!, in cui ero - quasi - allettata a causa di una cavolo di caduta (eh sì. Perché io, un pochettino ancora cammino. ma non mi sono aggrappata bene al deambulatore e PUFFFFFFFFFFFFFFF! sono cascata su entrambe le ginocchia, come in preda a un'apparizione della Madonna) ho apprezzato molto l'ironia.
P. 58 "... a guardarlo ho dei dubbi, a me sembra qualcosa che si porta dietro dalla nascita), ma  meglio essere così che essere drogati... avendo provato entrambe le condizioni, posso dire di non avere alcun dubbio:  decisamente meglio essere drogati".
mi  piaciuto il suo modo schietto/ diretto di raccontare come stanno le cose. Il suo denunciare alcuni modi di agire/ di parlare: P. 111
"Il mio stomaco sussulta e si contorce: sono veramente stanco di sentire questa parola, e dell'uso improprio e strumentale che ne viene fatto. Avrei voglia di strappargli il microfono dalle mani e spiegargli che ci sono diversità che non possono essere accumunate. Definire ammalata una persona come me, e siamo in tanti qui, è sbagliato e offensivo. La disabilità è una condizione fisica permanente.
...
Se, come si ostinano a professare, davanti a dio siamo tutti uguali, perché sono proprio i suoi ministri a stabilire un'uguaglianza?".
Oltre al sarcasmo e alla schiettezza, ci sono però, anche parti molto commuoventi:
P. 125: "Mentre parla... sento un grande dispiacere, invadermi il petto. Ne ho ascoltate tante di storie tristi e ingiuste... ma ora... vorrei che fosse lui il miracolato, che si alzasse in piedi e incollasse di nuovo i pezzi di una vita andata ingiustamente in frantumi"
P. 133: "Proprio quest'ultimo dolce atto mi fa pensare a quanto vorrei che si riaprissero ora, che le dita riprendessero vita, nutrite da una fonte miracolosa. Ma l'unica cosa che sento è il ghiaccio  che me le chiude in una morsa ancora più forte. E allora il mio pensiero vola via, fugge lontano e va a rifugiarsi in un tempo sospeso, in un momento felice che vorrei si ripetesse all'infinito: immerso nel calore di un nuovo abbraccio, nel meraviglioso odore di una pelle levigata e colorata dal sole estivo, nei baci di morbide labbra che si fondono con le mie, come fossero il pezzo mancante di un corpo incompleto. Ed è li che vorrei stare, per sempre".
Cosa mi dispiace? Di non averlo conosciuto di persona, finché era qui. sulla terra.
T'immagino sorridente e felice, che canti e balli con Fabrizio Frizzi. E vaffanculo a tutto il resto. :)