venerdì 16 dicembre 2005

Ingombranti ricordi

"and the winner is...Marco Giani!"

ha vinto un uomo. laureato in lettere.

come il secondo e il terzo classificato ha scritto una favola.

io...non c'entravo nulla

ho toppato di nuovo concorso. e siamo a tre

(la prossima volta, prima di mandare qualcosa di mio, mi assicuro non sia una cosa patrocinata dall'oratorio)

Ingombranti ricordi

“a volte con una canzone

è più facile esprimere quello che si prova…

spero che queste

bastino a farti capire…

grazie di tutto!”

Ci sei cascata un’altra volta. Hai fatto sì che quella dedica scritta all’interno del cd, diventasse uno dei tanti buchi di ciambella che talvolta intasano il tuo stomaco. E una lacrima, comportandosi come un aquilone tra le manine incerte di un bimbo in una giornata troppo ventosa, è sfuggita al tuo controllo rigandoti il viso. Forse con eccessivo ritardo, dato che da sei mesi tutto è passato, volato.

In realtà è solo un altro stramaledetto pensiero che, nato troppo facilmente col senno di poi, t’ingombra il cervello. E la testa sembra diventare un palloncino in cui qualcuno sta introducendo eccessiva aria compressa, col rischio di farla scoppiare.

Ingombrante il contrasto tra il batter di ciglia con cui recidi una relazione e il tuo essere ancorata al passato.

Ogni scossa che ha percorso la tua spina dorsale, morendo in un brivido.

Ogni disobbediente lacrima scesa nonostante l’iride volesse nascondersi dietro la palpebra superiore.

Ogni abbraccio che ha avvolto come tentacoli il tuo esile tronco.

Incredibile la tua capacità di riprovare, rileggendo vecchie agende ritrovate riordinando l’armadio, tutte le sensazioni che furono. Rendersi conto che non eri poi cosi diversa da ora: anche se avevi diciassette anni e trascorrevi le ore di lezione scambiando bigliettini con una delle due twins, la tua migliore amica. Ex gemelle di segreti che facevano ingelosire la sorella omozigota. E ora si vedono una, talvolta due volte l’anno, quando ci sono i saldi nel negozio d’abbigliamento in cui lavora.

Serena mente all’improvviso rannuvolata da una foto di due anni fa. Quella in cui sorridi di gioia mista a stupore e un po’ d’imbarazzo. La sala del ristorante per pochi minuti illuminata dalla sola luce delle ventiquattro candeline della sacher. E tra gli applausi dei tuoi “vecchi” amici, le incitazioni scherzose di “nuda nuda” del tavolo dei ragazzi brilli accanto al vostro.

Tachicardia nel rincontrare un “ciao”che al momento fatichi a riconoscere. Pesciolini rossi che galleggiano in un acquario putrido ricordando le vostre incomprensioni di cinque anni prima. Macigni troppo grossi, nascosti dietro capelli biondi e il tuo look glamour. E la rabbia che ti assale per tutto ciò che non gli hai permesso di capire. Per tutto ciò che hai voluto credesse. Ripensamenti assurdi che ti rendono estranea alla tavolata di venti amici ignari che si chiedono cos’ hai.

Nervi scoperti che si fanno sentire quando ad una festa mettono “incredibile romantica”. E ricordi del tuo migliore amico dei ventitré anni che te l’aveva dedicata, rimproverandoti per non essere uscita quella sera. E la tua fatica nel spiegargli il perché. Il suo viso d’improvviso rattristato “cazzo non lo sapevo”. E di risposta il tuo sorriso d’ordinanza “ehi…sono la solita bambina di sempre. Ho solo questa cosa cui sopravvivere. L’importante è che resti così” “altrimenti? Che fai?” “altrimenti non esiste”. E le sue telefonate. E il tuo raccontargli futilità. Di ragazzi stupidi, troppo immaturi, che riteneva non andassero mai bene per te. E il prenderti in giro per il tuo seno piccolo. E la scenata nel pub per le due ali tatuate sopra le natiche. E lo strapiombo nel tuo sterno ora che non vi sentite più.

Consapevole portatrice di ferite aperte, che bruciano quando entri in mare. E ti riportano alla realtà, facendoti comprendere ciò che sei: nient’altro che un bruco distratto erroneamente intrappolato sulla carta moschicida dei sentimenti. Desiderosa di sentirsi nuovamente colorata, leggera, spensierata.

E quando ti rendi conto che i ricordi non sono altro che cieli di Van Gogh, il bozzolo cerca in quell’ira un raggio di sole. E finalmente si schiude.

E rinasci farfalla, riscoprendosi ancora una volta capace di volare verso nuove emozioni, nuove sensazioni.

Ora più intense.

Ora più adatte a te.

commento di mia madre: "nelle cose che scrivi non traspare mai serenità"

spero di ricevere quella telefonata. andrò a berci su...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Commenti
#2
16:18, 25 marzo, 2008

... è stupendo
Franco61
#1
12:22, 21 dicembre, 2005

un saluto dal bosco

love phx
asjetta