Mi ci è voluto un po' per capire dove fosse il tuo contributo, ma alla fine ho trovata la tua poesia, Ilaria.
"Badù". Una poesia dell'assurdo che non manca di esplicitare la limitazione del nostro linguaggio e l'ineluttabile solitudine che inghiotte prima il vecchio, poi più tardi il giovane. Perché sarà uguale il destino per Badù una volta vecchio e con le gambe troppo magre.
Mi è piaciuta. Una vita intera in poche righe. Dono della sintesi attraverso metafore spericolate.
Ma indicare nel post le pagine dove si trovano le tue poesie? :-)
Ho capito, lo hai fatto apposta, così noialtri siamo costretti a sfogliare tutta Vivamag! Furba che sei. ^__*
Questa è più criptica. Dai l'immagine del Capodanno, del suo stereotipo, perché i più lo vivono proprio tra glasse e stelle, lasciandosi i problemi alle spalle perlomeno per poche ore nella notte tra il 31 dicembre e il 1mo gennaio. Però il Capodanno di cui tu accenni non c'è. Semplicemente non c'è. C'è invece una persona, di cui nulla sappiamo: diamanti privi di lucentezza nella testa di questa persona anonima; però c'è il sentore d'una passione misteriosa in lontananza. Di che natura sia questa passione nulla sappiamo così come nulla ci viene detto della persona che vive il Capodanno - si presume lontano dagli altri, in esilio. Le apparenze stereotipate della felicità non attecchiscono nell'animo della persona che conosciamo solo attraverso il suo anonimato. Ciò non ostante un sentimento misterioso c'è per quanto lontano: se sia di passione buona o cattiva non è dato di sapere, né è possibile arguire se questa passione cambierà (o influirà) sulla vita della persona.
Piuttosto inquietante, come donare un dipinto a un cieco.
4 commenti:
Complimenti! Fa sempre piacere constatare che ciò che si scrive piace ed interessa anche altre persone...
Pag. 37
Mi ci è voluto un po' per capire dove fosse il tuo contributo, ma alla fine ho trovata la tua poesia, Ilaria.
"Badù". Una poesia dell'assurdo che non manca di esplicitare la limitazione del nostro linguaggio e l'ineluttabile solitudine che inghiotte prima il vecchio, poi più tardi il giovane. Perché sarà uguale il destino per Badù una volta vecchio e con le gambe troppo magre.
Mi è piaciuta. Una vita intera in poche righe. Dono della sintesi attraverso metafore spericolate.
Sono sia a p. 36 che 37 ;-)
Anche l'altra è mia!
Grazie Giuseppe...
Pag. 36, Stelline di glassa.
Ma indicare nel post le pagine dove si trovano le tue poesie? :-)
Ho capito, lo hai fatto apposta, così noialtri siamo costretti a sfogliare tutta Vivamag! Furba che sei. ^__*
Questa è più criptica. Dai l'immagine del Capodanno, del suo stereotipo, perché i più lo vivono proprio tra glasse e stelle, lasciandosi i problemi alle spalle perlomeno per poche ore nella notte tra il 31 dicembre e il 1mo gennaio. Però il Capodanno di cui tu accenni non c'è. Semplicemente non c'è. C'è invece una persona, di cui nulla sappiamo: diamanti privi di lucentezza nella testa di questa persona anonima; però c'è il sentore d'una passione misteriosa in lontananza. Di che natura sia questa passione nulla sappiamo così come nulla ci viene detto della persona che vive il Capodanno - si presume lontano dagli altri, in esilio. Le apparenze stereotipate della felicità non attecchiscono nell'animo della persona che conosciamo solo attraverso il suo anonimato. Ciò non ostante un sentimento misterioso c'è per quanto lontano: se sia di passione buona o cattiva non è dato di sapere, né è possibile arguire se questa passione cambierà (o influirà) sulla vita della persona.
Piuttosto inquietante, come donare un dipinto a un cieco.
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