domenica 28 settembre 2014

Piero Dorfles al Premio Chiara

è stato un week end piuttosto intenso questo, per me. No, non ho fatto le 4 di notte a chissà che festa, sono stata a Varese, Villa Recalcati, in Piazza Libertà, per due appuntamenti diversi.
La Villa è bellissima. Quando l'ho vista sul pieghevole, mi sono subito allarmata. Si può parcheggiare nei dintorni, ma poi c'è tutto il vialetto di ciotoli: vedete?


E io ho delle articolazioni orrende, che si snodano a ogni minimo ostacolo. Sono stata colta (stranamente) da un'ondata d'ansia "oddio come faccio ad andare lì? E mi devo fare tutto il tragitto in carrozzina? E se poi...".

- sì, lo so. Parlo sempre delle mie difficoltà "fisiche". Però dieci anni fa non le avevo. Non in questa misura, intendo. E mica ci pensavo io a queste cose.
Adesso invece ogni cosa che devo fare, penso: ce la faccio? Ci arrivo? Come posso fare? Chi mi aiuta?
Mi serve a esorcizzare: più lo scrivo, lo sbatto in faccia agli altri, meno mi pesa sopportarlo.
Comunque io credo nella medicina: troveranno la cura, mi sistemeranno e non solo non avrò più menate con ciotolati, terreni sconnessi, scale, ma andrò anche a farmi una corsetta prima di iniziare la mattinata lavorativa. Torniamo alle due giornate di Festival, scusate -

E invece, nonostante tutto, ce l'ho fatta. Ho rispettato entrambi gli appuntamenti che mi ero prefissata.

Venerdì 26 Settembre, h. 21:00

Ero cottissima, lo ammetto. Ma tale era la voglia di rivedere Piero Dorfles, che già avevo visto al Festival Letteratura di Mantova (click!), che mi sono recata nel luogo prefissato.
Arrivata a Villa Recalcati, Serena, che mi ha individuata (essendo seduta su una carrozzina) mi ha condotta nella postazione che avevo chiesto di riservarmi: terza fila, esterno sinistro, che posso distendere il ginocchio che mi fa male.
Intorno alle 21 Dorfles è arrivato. L'applauso per lui non è stato calorosissimo. Ma questo, forse, è perchè "noi al nord esterniamo un po' meno i nostri sentimenti".
Lo ha introdotto, molto bene, il professor Roberto Carnero e quindi, lui, ha parlato del suo "I cento libri che rendono più ricca la nostra vita". Ha voluto sottolineare che non è la lista dei suoi libri preferiti, sono i libri che, secondo lui, se conosciuti, possono non farci trovare impreparati tra amici, nelle conversazioni, meno estranei al mondo.
Io, purtroppo, non leggo molto. Leggerò dieci libri all'anno, forse. E non leggo (quasi) mai quelli della mia lista dei desideri. C'è sempre qualche libro che sbuca dal nulla (esempio, di recente "Il corpo non dimentica" di Violetta Bellocchio, di cui parlo qui - click! ) e gli altri, i "classici", passano poi in secondo piano.
Dorfles ha parlato dell'importanza di far amare la lettura, delle biblioteche che dovrebbero esistere ed essere accessibili sempre (e non chiuse a chiave perchè si teme i ragazzi possano rubarne i libri, o, anche se lo facessero, benvenga! vuol dire che è piaciuto), del potere del lettore di abbandonare un libro dopo trenta pagine, se non gli è piaciuto, ma che dovrebbe spiegare perchè non gli è piaciuto.
Ha anche detto che i cento libri suggeriti non dovono necessaramente far parte del nostro vissuto (mi ha fatto morire una frase, lui non l'ha letta, ma la cito io, perchè ne sono personalmente coinvolta - ho abbandonato mesi fa "Il maestro e Margherita", ma solo perchè l'avevo preso in prestito in biblioteca! Poi l'ho acquistato, poi... ora che potrei leggerlo sempre, è lì che mi aspetta, comunque - a P. 13 del suo libro dice "Se no, beati voi: avete ancora da godere si una delle più straordinarie creazioni letterarie che l'uomo sia mai stato capace di inventare". Quindi, io rientro tra i beati voi.
Mi ha fatto piacere che esemplificando una frase che potrebbe essere detta in ufficio "oggi mi sento uno scarafaggio", abbia preso in considerazione uno dei libri che più abbia amato da ragazzina ("La metamorfosi" di Kafka). In questo modo non mi sono sentita un'ignorante completa.
Ah! Quando mi sono avvicinata alla sua scrivania, per farmi fare l'autografo, ho estratto dalla mia baguette nera il report scritto dopo Mantova. Gli ho detto "Dorfles ho un regalo per lei!"
"Ah sì?". Poi ho appoggiato la borsetta al suo ripiano, ho estratto il foglio presentato a fisarmonica, glielo ho porto "Lo leggo dopo". "Grazie!"
Ma ci credo poco, che lo faccia.


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