è uscito stanotte il numero 11 di
Versante Ripido
"L'AVVENTO DEL NUOVO"
Iniziai a proporre loro i miei pezzi un anno fa: nel Dicembre 2013. Per me, questa, è S E S T A collaborazione.
In questo numero mi è stata dedicata la rubrica "le motivazioni del poeta", alla quale ho contribuito con un'intervista e con cinque poesie estratte dalla mia ultima raccolta "DIARIO" (2014).
Che dire... buona lettura!
Rubrica Le motivazioni del poeta: Ilaria Pamio
Sorrido, quando mi danno della poetessa.
Non mi sono mai reputata tale. Non sono una di quelle che da ragazzina
divorava libri di poesia, e non lo faccio tutt’ora. Posso sembrare
arrogante, ma credo sinceramente che il mio modo di scrivere che, da una
decina d’anni, ho etichettato come “poesia”, non sia stato ispirato
(purtroppo, ignoranza mia!) da nessuno dei grandi, dei maestri, di
quelli che, a ritroso, leggo e apprezzo ora.
La
mia poesia nasce da un’esigenza interiore. È un atto egoistico. Non ho
iniziato a scrivere per farmi dire “guarda come sono brava”. Ho iniziato
a scrivere perché ne avevo bisogno, per non star male. Per buttare
fuori dei macigni che avevo (che ho ancora) dentro e per sentirmi più
leggera. Ho iniziato scrivendo dei pensieri nei margini dei libri di
economia aziendale, dei testi d’inglese. Non ho mai fatto leggere a
nessuno quelle cose, erano cattive, me ne vergognavo. Sono sempre stata
una che voleva dimostrarsi forte e ammettere di scrivere “quelle cose”
avrebbe mostrato a tutti la mia reale fragilità.
Se a ventiquattro anni ho aperto un blog
e mi sono lasciata andare, mi sono aperta, iniziando a farmi leggere da
sconosciuti (che così era più facile) è stato grazie alla mia analista.
Ero andata da lei per i continui sbalzi d’umore che avevo, e che non
riuscivo più a fronteggiare, da sola. Ho impiegato “solo” sette anni per
ammettere a me stessa che non potevo sopportare tutto quel peso. A
quattordici anni mi è stata diagnosticata una malattia rara, incurabile,
progressiva. La vita mi è crollata addosso e i momenti di sconforto
dovuti alla progressione al non più riuscire a fare, al dover chiedere
aiuto. Tramite la poesia sono riuscita a tirar fuori il male che sentivo
dentro, a scagliarlo contro un foglio, liberarmene.
Prevalentemente è per questo che scrivo.
Ma scrivo di qualsiasi cosa che mi faccia male: relazioni chiuse,
relazioni difficili, perdite di persone a cui tenevo, difficoltà mie
personali, in genere.
Credo che il mio modo di scrivere sia
piuttosto ermetico. Uso delle immagini. Mi piace visualizzare le
emozioni, dar loro una forma, lasciare libera interpretazione a chi mi
legge. So benissimo di non poter essere letta da tutti e che, la maggior
parte delle persone che mi leggono, possono non vedere nulla, nelle mie
parole. Io scrivo per gli altri, ora: scrivo per chi mi ha letta, per
caso, su una rivista e mi si è presentato dicendomi “sei tu che scrivi
quelle cose?”. Scrivo per chi ricollega il mio dolore a un suo proprio
dolore. Scrivo per chi leggendomi “si sente meglio”. Ho scritto pochi
testi allegri, positivi. Forse solo quelli destinati al mio nipotino
Vinicio.
Sono dieci anni che scrivo poesie. Ho
scritto oltre cento testi. Tutti inediti. Ho momenti più o meno
produttivi. L’ispirazione cerco anche di trovarla da alcune fotografie,
da film, da libri che leggo.
Sto cercando di colmare il mio vuoto
intellettivo, leggendo alcuni testi. Al momento, sulla scrivania, ho
Sylvia Plath, Nazim Hikmet, Alda Merini, Anne Sexton, Artaud ed Emily
Dickinson.
I testi che vi propongo, sono contenuti
in “Diario”, la mia raccolta poetica con testi scritti nel 2014. È forse
la mia raccolta più sincera, perché ho scritto fregandomene di
qualsiasi giudizio. Per voi ho scelto: “Brutta troia”, “Venerdì santo”,
“Zen”, “Cinque agosto 2014”, “Aforisma numero 3”. Buona lettura!
Lila Ria (Ilaria Pamio)
blog: infondoagliocchi.blogspot.com
blog: infondoagliocchi.blogspot.com
***
BRUTTA TROIA
(21 Marzo 2014, in occasione della giornata mondiale della poesia)
“Brutta Troia
ancora il bacio che mi desti, ricordo
il giorno in cui ci lasciò la nonna
e solo loro
seppero il vuoto che sempre lasciò.
brutta Troia,
che lasci i tuoi gatti sparsi
per il cortile, e lo sai,
che tra gli altri cazzi
io potrei soffocare,
ma tu non badarci
fingi
io non te lo abbia mai detto.
brutta Troia,
voltati pure dall’altra parte
quando mi vedi arrivare
che dei tuoi occhi
non me ne faccio chissacchè.
Si chiama solo educazione
semplice, il saluto.
Ma, del resto,
non a tutti venne insegnata
a due anni.”
***
VENERDI’ SANTO
“La mia corona di spine
È stretta attorno alla coscia
E, oggi, dei vostri commenti puri
(lo ammetto) me ne stra-f-otto.
Che non son’altro che miele per le orecchie
E urla di ghiaccio negli occhi.
Io sono sempre quella
Delle poesie scritte a mano sulla lingerie
Che ha la sabbia del mare sui piedi
E i fiocchi rosa sulla pelle.
E voi? Voi non siete altro che un silenzio
Accecante di nulla”
***
Ginevra M.
dal 28/05/14 al 16/07/14 senza scrivere, poi
lo sblocco.
dal 28/05/14 al 16/07/14 senza scrivere, poi
lo sblocco.
Con lo sguardo nel lavandino
E bolle zen negli occhi.
Ho capelli orrendi il mercoledì
E pensieri
Sempre gli stessi.
Che sono sospesa da vent’anni
, o forse in attesa,
di un fottuto concorso (non so)
o di una mano
che mi plachi.”
(16 Luglio 2014, h 20.24, poesia 22 “DIARIO”)
***
CINQUE AGOSTO DUEMILAQUATTORDICI
“Vorrei che il mio cuore, per un attimo,
smettesse di respirare
e il fiato si facesse limpido
la testa smettesse di urlare.
ho morse di piombo
attorno allo stomaco
e occhi privi di luce.
vorrei un lunghissimo sonno
l’erba sullo sfondo
il rumore del vento, il sapore del mare.”
(5 Agosto 2014, poesia 25 “DIARIO”)
***
AFORISMA NUMERO TRE
“lei crollò in lacrime parlandomi di mio padre: in quel momento capii quanto lo amava.”
(24 Agosto 2014, poesia 26 “DIARIO”)