martedì 15 novembre 2011

LUCE

 [la rivista on line "Prospektiva" ha aggiornato il sito. Cancellato l'archivio "vecchio" (2007/2008). Questo era un mio racconto che avevano pubblicato sul loro portale nel 2007. Onde evitare che vada perso, lo copio qui]




Quando giunse in quella cittadina, la sua gelateria fece da subito furore. Aveva trenta? Forse quaranta gusti diversi di gelato. Ma gelato buono. Gelato piccolo per i bambini. Coni gelato normale, grandi, croissant col gelato. Prima che lei arrivasse, in quella città (che della città, a dire il vero, aveva solo il numero di abitanti) non c’era nulla: né un centro in cui ritrovarsi, né qualche attrazione, né qualcosa per cui valesse essere fieri di abitarvi.
Luce dei tuoi occhi, aveva chiamato così la sua gelateria, giocando col suo nome, Luce per l’appunto, era situata proprio a fianco della chiesa principale. La gente passava di lì dopo la messa della domenica per allietare il dopo pranzo. I ragazzi facevano sosta fissa alle cinque, dopo la partita a pallone. Gli innamorati ci andavano a qualsiasi ora, mano nella mano.
Luce aveva un sorriso amichevole per tutti. Era gentile quando ti diceva “scegli, cosa vuoi?”. E tu potevi scegliere tra i gusti di frutti, i gusti crema, ma anche tra quelli più esclusivi come un tartufo bianco, una mousse, un ratzinger (sì, fatto apposta dopo l’elezione del nuovo papa), uno yogurt ai frutti di bosco, oppure i gusto basilico, o pomodoro per i palati più intraprendenti.
Era una donna molto bella. Alta, bionda, un bel sorriso, un bel davanzale che un po’ sbucava dal grembiulino bianco da gelataia. Indossava spesso la gonna e tacchi da vertigine, nonostante stesse in piedi molte ore.
Non era di quella città. Aveva affittato un appartamento sopra il negozio in cui lavorava con la figlia. Mentre d’estate tornava a casa la domenica sera e il lunedì, d’inverno non la si vedeva praticamente mai. Si diceva se ne andasse in paesi esotici, a trovare il caldo patito mentre era al lavoro. Si diceva…se ne dicevano tante sul suo conto. Mi sono sempre chiesta come facesse lei a sopportare i continui fischi nelle orecchie. Ma forse, era proprio il suo essere donna di mondo, l’aver avuto varie esperienze che la rendeva intaccabile dai pettegolezzi.
La gente, mioddio, la povera gente ignorante si riempiva la bocca di chiacchiere sul suo conto. Le lasciava poi fluire come fiumi di cioccolato quando trovava qualcun altro del suo stesso livello, così da poter imboccarsi gioiosamente a vicenda.
C’era stato il tempo in cui le comari fuori di chiesa dicevano mettesse apposta quelle scollature per rubare i mariti delle povere donne.
C’erano poi le impiegate negli uffici che le attribuivano di volta in volta nuove storie d’amore. Prima il tipo col Mercedes, il poverino! Quello coi tre figli e la moglie che correva tutto il giorno. Poi il rappresentante col Cayenne, quel bell’uomo sui trentacinque sempre lampadato con cui tanto faceva la carina.
Le ragazze dal parrucchiere dicevano di quanto fosse volgare il rossetto carminio che metteva per far colpo sul notaio di quella ditta lì, che nemmeno sapessero come si chiamava.
La signora aveva un cane, un carlino che la figlia vent’enne, fregandosene dei pettegolezzi sulla madre, portava dignitosamente a passeggio per le stradine pullulanti di quella stessa gente di cui vi ho parlato sopra. Quella gente vuota, che aveva bisogno di Luce, giusto… “pour parler”.
La giovane, la sera, a tavola con la madre, sorrideva di queste leggende e si dicevano “beh… sei un po’ la Binoche de noialtri, non sei contenta?” e sorvolavano così metri e metri più in alto dell’idiozia della gente.
Non vi dirò come faccio a sapere tutte-quelle-cose-erano-stronzate, ma, credetemi: per quanto appariscente fosse, col tipo della Mercedes aveva parlato della difficoltà di crescere così tanti figli (lei una, ma da sola!). Col rappresentante sorrideva spesso (di lui) della sua storia con la ventitreenne. Il notaio? Il notaio era l’ennesimo consulente al quale chiedeva chiarimenti per alcune pratiche ancora in attesa con l’ex marito.
Dove sono ora Luce ed Anna? In qualche paese esotico! (mica ve l’ho detto prima?).
Chissà se torneranno in primavera. O se andranno davvero in Spagna.
Ad aprile compio gli anni. Vorrei una torta gelato di Luce.



("Leggenda metropolitana" scritta e pubblicata nel 2007 sulla rivista on line Prospektiva)
su invito di PRACANDANO. RUBRICA: "IL COCCODRILLO BIANCO"

Nessun commento: