DIARY OF LONDON-PART 6
(Well Come Back)
Martedì 8 Luglio 2008
La mattina facciamo colazione con brioches comprate il giorno prima ad Harrods. Io la sera prima avevo chiesto di poterne mangiare mezza alle mele e mezza ai mirtilli. Le ritrovo sul tavolo al risveglio.Ho un po’ d’ansia per il ritorno. Paura di stancarmi come all’andata e poi di riprendere al lavoro già stremata. Mi faccio l’ultimo caffè nell’appartamento arredato ikea e chiedo a mio zio di darmi una mano con l’inglese: voglio richiedere assistenza.
Arrivati all’aeroporto fermo un uomo col gilet giallo che sta conducendo una carrozzina vuota. Lui mi dice può darmi una mano, ma che devo chiedere al check in.
Do a mio zio il mio tesserino arancione. Lui spiega alla ragazza platino con le ciglia argentee lunghissime, che avrei bisogno di un aiuto. Lei solleva il ricevitore. Con quella sua vocina quattro ottave più alta della norma spiega a Paul la situazione.
“Thanks Paul. Thanks. Bye”
Una persona mi raggiunge con la carrozzina. Quattro anni fa non mi sarei mai abbassata a chiedere una aiuto. Ma ora…
La signora mi porta nella sala d’attesa per gli imbarchi. Mi spiega che mi molla lì da sola fino alle tredici:dieci. Poi arriverà un’altra persona a prendermi.
Mi alzo dalla sedia a rotelle, faccio due passi e mi siedo lì tra i vari nonni, non ho voglia di gironzolare. Mia mamma entra in uno dei negozietti e compra una maglietta viola per la sorella che mancava.
La signora che mi recupera mi chiede se posso fare le scale, mi dice passeremo dalla secret door e mi accorgo, mentre mi scarrozza in giro, che stiamo tagliando un pezzo di tragitto che all’andata mi sembrava infinito.
Ho le braccia strette attorno al tronco come una camicia di forza. La signora mi chiede se ho freddo (no, non ho freddo). E’ che mi sento strana con tutti questi occhi addosso. Come se fosse una rarità vedere una ragazza in carrozzina. Una bionda della sicurezza mi sorride. Mi chiede che problema ho, le dico “my knees”, lei sorride “ok”.
Spingo bene la schiena indietro, scivolo coi glutei in avanti e sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans. Glielo porgo. Lei mi perquisisce da seduta. Potrei alzarmi, ma non ne ho voglia. Anche i due ragazzi della sicurezza sorridono “Bye” dico io.
La signora attende con noi in corridoio. Mi chiede se fa caldo a Milano. Quando mio padre le dice ci sono quaranta gradi, lei esclama stupita “Oh My God”
Ora inizio ad avere freddo. Indosso la felpa. Attendo venti minuti, aprono la porta. C’è una ragazza sui vent’anni, una hostess.
“I’m the first!” esclamo, stupita
“Yes, you are” dice la signora
Scendo dalla carrozzina e raggiungo a piedi il posto assegnatomi. Le gambe sono molto più comode.
Durante il viaggio compro delle Pringles.
Il cielo oltre i finestrini è terso. Non si vede quasi nulla.
Atterriamo. La hostess carina mi dice che c’è un assistente che mi attende.
Mi alzo, lei mi si avvicina “You need help?” e mi porge il braccio piegato a squadra nell’aria. Istintivamente le do un paio di carezze e rido “No… no… I… mmm… riesco da sola… tank so much… bye”
Un ragazzo carino mi saluta “buongiorno, l’aiuto”
“Ciao, grazie”
“Appoggi bene la schiena”
“Ok, scusami”
Mi porta di sotto, mi chiede se ho qualcuno ad aspettarmi.
Aspettiamo il rullo trasportatore ci porti i bagagli e mi accompagna all’uscita
“Lei è mia sorella”
“Ok… allora ti lascio qui” ora mi da del tu
“Oddio che hai fatto?” chiede mia sorella, allontanando la sigaretta dalla bocca
“Niente” rido “non me la sentivo di farmi il tragitto a piedi”
E sono rientrata. A casa. Al lavoro.
Col mio bel colorito grigio London
(song: Creep- RAdiohead)
un grazie per tutto questo va
ai Radiohead, che mi hanno ispirata, ascoltandoli in loop alternando trenta/quaranta canzoni quella domenica che fu, nello scrivere queste pagine di diario, e che ho scelto come colonna di ogni pagina che abbia scritto
alla piccola M. che mi aveva detto non potevo non scrivere di Londra, e che, ora, ringrazio per avermi spronata, o mi sarei pentita tra otto anni
a tutti i miei pochi ma affezionati fedeli lettori, che hanno commentato queste pagine, anche se banali, per nulla poetiche o romanzate
ai miei genitori che mi hanno portata con loro, all'interno di questo viaggio alquanto improbabile, che senza loro sarebbe stato impossibile
a mio zio, a cui ho spostato i libri sul comodino (uno me lo devi prestare!) e che mi ha beccata subito, per il suo modo puntigliosamente ironico di vedere la vita
1 commento:
#1 01 Agosto 2008 - 23:11
Adesso leggerò tutto, magari a ritroso. Ero in ferie anch'io, negli USA...
Il tuo è un grigio lucente, altrochè...Tipo Star Trek :-)
sevensisters
#2 02 Agosto 2008 - 00:17
[mmm mi viene in mente che pure te...hai un thebestof nel lettore;)]
Morfea77
#3 02 Agosto 2008 - 00:53
mi sento rock...come mai?
AlmostMe
#4 02 Agosto 2008 - 12:10
descrizione sempre perfetta di una giornata londinese!!!!
AlmostMe
#5 02 Agosto 2008 - 22:39
passo per darti un saluto, veloce. un abbraccio. mi assento per un pò da questa piazza-blog. ma solo per un pò, a fine agosto torno.
dream1980
#6 07 Agosto 2008 - 16:20
ciao, belli i tuoi racconti ila, adesso me ne vo fischiettando ...down on my knees di ayo ...premio dieci alla narrativa ;)
induttivo
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