DIARY OF LONDON-3
Sabato 5 Luglio 2008
(The Big Bus Experience)
La mattina seguente alle otto sono già sveglia. Evento straordinario per essere sabato. Sono come nuova. Lo zio mi ha ceduto il suo matrimoniale col materasso duro ortopedico e io l’ho condiviso con mia madre che, come ogni persona che abbia questa fortuna, deve fare attenzione a non darmi botte o calci sulle ginocchia. Da parte mia, ho imparato a dormire rasente al bordo, se non sono più che certa dell’affidabilità della persona che mi dorme accanto.
Ho fatto colazione con calma, guardando fuori dalla grande finestra la scala ormai spenta e, mentre i miei genitori e lo zio sono fuori, scrivo un piccolo resoconto a un amico.
Alle undici:venticinque prepariamo un panino a testa, delle chips per me e lo zio ci accompagna in stazione. Riporta a casa l’auto.
Nelle stazioni londinesi nessuno bada a te. Niente a che vedere con quelle di Milano, Gallarate che se sei sola, dopo un po’ hai paura. C’è un sacco di polizia. Un sacco di gente, la più diversa, che va avanti e indietro e in obliquo. Ci sono ragazze con microabiti e gambe nude con quindici gradi e ci sono ragazzi col piumino col collo di pelo. Ci sono ragazzi in infradito e ci sono ragazze con gli stivali imbottiti. Ci sono ragazzi di colore con l’ombrellino rosa shocking che vengono perquisiti in mezzo al passaggio. C’è gente che passa e che è come se al ragazzo non stessero facendo nulla, o lui non esistesse del tutto.
Mio zio è ritornato indietro a piedi. Ha fatto la one day travel card e ha detto:
“se ci muoviamo tra tre minuti c’è un treno”
“allora lo abbiamo perso. Non posso correre. Non ce la faccio”
Chissà perché, ma anche nei due giorni successivi, sebbene a orari diversi, il treno era sempre pronto ad arrivare dopo tre fottuti minuti. E’ che c’era una discesa da fare, un tratto a piedi. Se non hai delle gambe quasi perfette tre minuti sono troppo pochi. Devi aspettare quello successivo.
Prendiamo il treno (quello coi gradini bassi) che da East Croydon ci porta a Victoria Station, e poi il pullman col bollino blu (otto lingue) che non arriva più. Decido di salire, con estrema fatica, al piano superiore. Mi chiedo se anche l’anno scorso a Roma ho fatto così tanta fatica, o se sto peggiorando. Mando ‘sti pensieri affanculo e mi infilo le cuffiette. Il tragitto obbligato ci conduce per BELGRAVE PLACE, KNIGHT BRIDGE, HARVEY NICHOLS, HARRODS, V & A MUSEUM, ALBERT MEMORIAL, KENSINGTON PALACE, QUUENSWAY, BAYSWATER ROAD, costeggiamo il parco di PETER PAN fatto in onore della principessa Diana, ma non vedo le funi, né i pirati, né il resto che la voce diceva avremmo intravisto. Passiamo per MARBLE ARC, PARK LANE e ci fanno scendere ad HYDE PARK.
Troviamo una panchina e decidiamo di levare i panini dagli zaini e di mangiare. Ci sono un sacco di ragazze bionde, tutte belle, tutte vestite all’ultima moda. Ci sono altrettanti ragazzi omologati, tutti coi capelli finissimi lisci, lo stesso taglio di capelli. C’è della musica nell’aria. Come un concerto. Tra gli altri c’è Fat Boy Slim. Ci spostiamo al baretto, ci facciamo uno schifosissimo caffè.
Dopo esserci riposati, riprendiamo l’autobus, ma resto sotto. Passiamo dall’HARD ROCK CAFE’, GREEN PARK, BUCKINGAM PALACE, VICTORIA STREET, ST JAMES’S PARK, PARLIAMENT SQUARE, BIG BEN, LONDON EYE, WATERLOO ROAD, ROYAL COURTS OF JUSTICE, ST PAUL’S CATHEDRAL, BANK OF ENGLAND e proseguiamo col battello. Credo lo speaker inglese sia spiritoso, perchè dopo ogni sua frase la gente ride. Vediamo la TOWER BRIDGE, SOUTHWARK CATHEDRAL, SHAKESPEARE’S GLOBE THEATRE, la TATE MODERN in lontananza, di nuovo la RUOTA PANORAMICA, the HOUSES OF PARLIAMENT. Il simpaticone ci dice che loro non sarebbero obbligati a intrattenerci con le loro cazzate tutto il viaggio. Quindi, se l’abbiamo apprezzato, possiamo mettere qualche soldo nel cestino bianco che c’è per terra, prima di lasciare il battello. Risaliamo sul pullman che ci riporta a Victoria Station.
la cosa che più mi rimane di questo viaggio sospesa sui pneumatici, è una scena dal finestrino: un gruppo di ragazzi punk, senza maglietta, tatuati e con la birra in mano che si sono fatti immortalare abbracciati ad un intraprendente china, che fa scattare la foto da un’amica.
Sono rincasata con un po’ di mal di schiena, ho fatto una doccia. Ho mangiato a casa. Credo alle nove ora inglese stessi già dormendo.
Ho fatto colazione con calma, guardando fuori dalla grande finestra la scala ormai spenta e, mentre i miei genitori e lo zio sono fuori, scrivo un piccolo resoconto a un amico.
Alle undici:venticinque prepariamo un panino a testa, delle chips per me e lo zio ci accompagna in stazione. Riporta a casa l’auto.
Nelle stazioni londinesi nessuno bada a te. Niente a che vedere con quelle di Milano, Gallarate che se sei sola, dopo un po’ hai paura. C’è un sacco di polizia. Un sacco di gente, la più diversa, che va avanti e indietro e in obliquo. Ci sono ragazze con microabiti e gambe nude con quindici gradi e ci sono ragazzi col piumino col collo di pelo. Ci sono ragazzi in infradito e ci sono ragazze con gli stivali imbottiti. Ci sono ragazzi di colore con l’ombrellino rosa shocking che vengono perquisiti in mezzo al passaggio. C’è gente che passa e che è come se al ragazzo non stessero facendo nulla, o lui non esistesse del tutto.
Mio zio è ritornato indietro a piedi. Ha fatto la one day travel card e ha detto:
“se ci muoviamo tra tre minuti c’è un treno”
“allora lo abbiamo perso. Non posso correre. Non ce la faccio”
Chissà perché, ma anche nei due giorni successivi, sebbene a orari diversi, il treno era sempre pronto ad arrivare dopo tre fottuti minuti. E’ che c’era una discesa da fare, un tratto a piedi. Se non hai delle gambe quasi perfette tre minuti sono troppo pochi. Devi aspettare quello successivo.
Prendiamo il treno (quello coi gradini bassi) che da East Croydon ci porta a Victoria Station, e poi il pullman col bollino blu (otto lingue) che non arriva più. Decido di salire, con estrema fatica, al piano superiore. Mi chiedo se anche l’anno scorso a Roma ho fatto così tanta fatica, o se sto peggiorando. Mando ‘sti pensieri affanculo e mi infilo le cuffiette. Il tragitto obbligato ci conduce per BELGRAVE PLACE, KNIGHT BRIDGE, HARVEY NICHOLS, HARRODS, V & A MUSEUM, ALBERT MEMORIAL, KENSINGTON PALACE, QUUENSWAY, BAYSWATER ROAD, costeggiamo il parco di PETER PAN fatto in onore della principessa Diana, ma non vedo le funi, né i pirati, né il resto che la voce diceva avremmo intravisto. Passiamo per MARBLE ARC, PARK LANE e ci fanno scendere ad HYDE PARK.
Troviamo una panchina e decidiamo di levare i panini dagli zaini e di mangiare. Ci sono un sacco di ragazze bionde, tutte belle, tutte vestite all’ultima moda. Ci sono altrettanti ragazzi omologati, tutti coi capelli finissimi lisci, lo stesso taglio di capelli. C’è della musica nell’aria. Come un concerto. Tra gli altri c’è Fat Boy Slim. Ci spostiamo al baretto, ci facciamo uno schifosissimo caffè.
Dopo esserci riposati, riprendiamo l’autobus, ma resto sotto. Passiamo dall’HARD ROCK CAFE’, GREEN PARK, BUCKINGAM PALACE, VICTORIA STREET, ST JAMES’S PARK, PARLIAMENT SQUARE, BIG BEN, LONDON EYE, WATERLOO ROAD, ROYAL COURTS OF JUSTICE, ST PAUL’S CATHEDRAL, BANK OF ENGLAND e proseguiamo col battello. Credo lo speaker inglese sia spiritoso, perchè dopo ogni sua frase la gente ride. Vediamo la TOWER BRIDGE, SOUTHWARK CATHEDRAL, SHAKESPEARE’S GLOBE THEATRE, la TATE MODERN in lontananza, di nuovo la RUOTA PANORAMICA, the HOUSES OF PARLIAMENT. Il simpaticone ci dice che loro non sarebbero obbligati a intrattenerci con le loro cazzate tutto il viaggio. Quindi, se l’abbiamo apprezzato, possiamo mettere qualche soldo nel cestino bianco che c’è per terra, prima di lasciare il battello. Risaliamo sul pullman che ci riporta a Victoria Station.
la cosa che più mi rimane di questo viaggio sospesa sui pneumatici, è una scena dal finestrino: un gruppo di ragazzi punk, senza maglietta, tatuati e con la birra in mano che si sono fatti immortalare abbracciati ad un intraprendente china, che fa scattare la foto da un’amica.
Sono rincasata con un po’ di mal di schiena, ho fatto una doccia. Ho mangiato a casa. Credo alle nove ora inglese stessi già dormendo.
(song: The Tourist- Radiohead)
1 commento:
#1 23 Luglio 2008 - 22:45
Un tour de force 0-0
l'ho letto prima, è molto realistica la parte in cui descrivi la folla, proprio il classico atteggiamento...
W W Londra, altro che Parigi ( non t'arrabbiare).
Belle le foto!
goodnightmoon88
#2 23 Luglio 2008 - 22:49
visto che l'hai citata nel post precedente, ricordiamola così, ché prima ho lasciato un commento online su non so quale giornale inglese e c'era una foto in cui è irriconoscibile...ho dovuto leggere tre volte per accertarmi che non mi stavo sbagliando
goodnightmoon88
#3 23 Luglio 2008 - 22:52
speravo notassi il dettaglio
;-)
io non impazzisco per Kate Moss
è bellissima! ma... non so...
RevengeDoll
#4 23 Luglio 2008 - 23:01
io preferivo lei più charmant
goodnightmoon88
#5 24 Luglio 2008 - 10:14
la preferisco anche io...
RevengeDoll
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